apuane

Il territorio del comune di Stazzema si trova al centro delle Alpi Apuane e costituisce un anfiteatro naturale protetto dalle cime delle vicine montagne i cui nomi si perdono nel tempo: Altissimo, Corchia, Pania, Forato, Matanna, Nona, Procinto, Gabberi, Lieto.

L’uomo ha trovato fin dal Paleolitico riparo e risorse in questo ambiente unico dove le cime aspre e irte dei paesaggi tipicamente alpini si affacciano sulla fertile pianura e sul mare.

Tracce di insediamenti preistorici sono presenti su tutto il territorio: la più importante testimonianza della presenza dell’uomo in epoche remotissime è rappresentata dalla spettacolare Grotta all’Onda nella valle del torrente Lombricese ( Comune di Camaiore ). Nel Comune di Stazzema ritroviamo simili tracce nelle grotte e nei ripari di Farnocchia, Cardoso, e in altri siti.
 
Fin dall’età del bronzo il territorio è abitato dai Liguri Apuani che occupavano le alture in posizioni facilmente difendibili, come ad esempio sulle cime del Monte Lieto e del Monte Gabberi sopra Sant'anna di Stazzema. Della loro presenza rimangono numerosi reperti ceramici conservati al Museo archeologico di Pietrasanta intitolato al Prof. Bruno Antonucci che ha condotto numerose campagne di scavo in situ.

Erano popoli seminomadi che vivevano in prevalenza di caccia e pastorizia e poca agricoltura, in villaggi pastorali d’altura sul crinale antistante il mare il che permetteva loro il controllo del territorio e gli scambi con le popolazioni etrusche che avevano creato insediamenti nella piana ( es. Borra dei Frati, San Rocchino). Tali scambi avvicinarono per un periodo alcuni gruppi alla pianura, nella valle di Valdicastello, per poi spostarsi di nuovo sulla sommità del Monte Lieto verso il III, II sec. a.C. in concomitanza con l’occupazione dei Romani, che comportò feroci lotte e la definitiva sottomissione dei Liguri Apuani nella metà del II sec. a. C.

Come è facile immaginare numerose sono le testimonianze lasciate sui nostri monti da queste genti che i Romani stessi descrivevano come un popolo dotato di fierezza, sobrietà, robustezza e resistenza alla fatica. In particolare sotto il monte Corchia in località Le Piane Alte ( Levigliani) sono state rinvenute numerose tombe a cassetta corredate da materiale ceramico ligure-etrusco e numerosi oggetti personali sia femminili ( fibule, coppe, anelli, collane….) che maschili ( lance, giavellotti, asce), mentre niente è rimasto dell’insediamento situato, molto probabilemente sopra la necropoli.

Il passare dei secoli e dei popoli che l’hanno successivamente abitata ( Romani, Goti, Bizzantini , Longobardi…) hanno contribuito a dare alla montagna l’aspetto attuale: i villaggi pastorali sono diventati dei piccoli paesi che portano ancora toponimi di origine romana ( Retignano, Volegno, Levigliani) o Ligure ( Terrinca), in altri casi sono stati completamente abbandonati e ne rimangono le vestigia. Ne sono esempio resti di Col di Favilla, Campanice, Alpe di Puntato e il Villaggio dei Lecci sopra La Culla ( Monte Gabberi). Col di Favilla posizionato sotto il Pizzo delle Saette su di una via di passaggio che lo collega alla Garfagnana ( Foce Mosceta- Canale delle Verghe - Isola Santa) è il borgo più consistente con la chiesa dedicata a Sant'Anna, il campanile, il piccolo cimitero e numerose case ormai ruderi.

Campanice e Alpe di Puntato sono gli alpeggi del paese di Terrinca: del primo rimane l’Oratorio di SS, Trinità del 1676 e qualche abitazione diruta, del secondo l’Oratorio di San Giovanni Battista e abitazioni sparse sull'alpeggio alcune in parte recuperate. Del Villaggio dei Lecci ( XVII secolo) rimangono solo i ruderi delle abitazioni collocate in uno scenario suggestivo. Tutti definitivamente abbandonati dopo l’ultimo conflitto mondiale sono luoghi ancora carichi di suggestione che mantengono vivo il ricordo delle genti che hanno convissuto per secoli con le dure leggi della montagna e con i suoi misteri.