veduta_altissimo            Tra i Liguri apuani del Monte Altissimo e
                 i Toparchi della Rocca
di Corvaia


"Questa rocca era riguardevole, come un fortilizio importantissimo, sia perchè difendeva lo stretto transito della Versilia, sia perchè guardava la strada Emilia Scauro lungo il litorale"
Ranieri Barbacciani-Fedeli


Il territorio di Seravezza è stato abitato fin dai tempi antichi, vista la felice posizione prossima al mare ed alle risorse naturali delle vicine montagne, vedendo il continuo sovrapporsi della presenza delle popolazioni liguri con le componenti etrusche.
Dal VII secolo A.C. al V secolo, l'area dove si trova attualmente  Seravezza era caratterizzata da una presenza mista ligure-etrusca, con tracce di insediamenti lungo la  valle del fiume Versilia e sui rilievi montuosi soprattutto a seguito della invasione delle popolazioni celtiche nella pianura padana .

Durante il IV-III sec. A.C. si formarono e consolidarono insediamenti liguri nella parte montana della Versilia (Liguri-Apuani). I Liguri-Apuani, bellicosissimo popolo di origine celtica, insediati a Minazzana e sulla rocca di Corvaia si spingevano a compiere azioni belliche e di razzia contro gli Etruschi presenti nella piana di Seravezza, che a poco a poco abbandonarono i loro villaggi ritirandosi verso sud. Verso il III-II sec. A.C. sono attestati abitati Liguri-Apuani alle falde del Monte Altissimo.


Una serie di rinvenimenti occasionali avvenuti nel corso di lavori stradali in località La Polla, ai piedi del monte Altissimo, ha consentito di recuperare materiali che denotano l'esistenza, nell'area, di nuclei insediativi liguri. Si tratta in prevalenza di materiali ceramici, tra cui sono da ricordare frammenti di anfore vinarie di tipo cosiddetto greco-italico: di provenienza campano-laziale, erano commercializzate verso le popolazioni liguri dai centri etruschi costieri. L'esistenza di scambi commerciali è confermata anche dal rinvenimento di una moneta romana in bronzo del III secolo a .C. I materiali sono conservati presso il Museo Archeologico Versiliese Bruno Antonucci a Pietrasanta: Negli anni 238-180 A.C. vi furono guerre tra Liguri-Apuani, rifugiati sulle alture e nelle strette valli Apuane tra cui la rocca di Corvaia e il Monte Altissimo e i Romani, cui sbarrarono l’avanzata costringendoli ad una dura ed accanita lotta.

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Secondo lo storico Lorenzo Marcuccetti, nel suo territorio si sarebbe combattuta la battaglia del 186 a.c. tra Romani e Liguri Apuani, dove i primi subirono una sonora sconfitta (Lorenzo Marcuccetti, Saltus Marcius. La sconfitta di Roma contro la Nazione Ligure-Apuana, Petrartedizioni, Lucca 2002). Secondo Tito Livio a seguito della battaglia il luogo avrebbe preso il nome di "Saltus Marcius" (Marcio dal nome del Console che comandava l'esercito romano e saltus nel senso di "salto", "dislivello") e lo storico Marcuccetti ha individuato un colle sovrastante il supposto luogo della battaglia che ancora porta il nome di "colle Marcio".
Sconfitti infine da quest’ultimi dopo lunga resistenza, vennero in massa deportati nel Sannio (Molise) e sostituiti con coloni Romani provenienti da Lucca e Luni che costruirono i loro “castella” sulle alture.

Dopo la caduta dell’impero e lo scontro tra Goti-Bizantini che si contesero questo territorio di confine, lentamente durante l’Alto medioevo il tessuto sociale, politico ed economico si ricompose con l’emergere delle famiglie di origine longobarda, che posero nella rocca di Corvaia e Vallecchia il centro dei loro domini.

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La rocca di Corvaia, conosciuta anche come Rocca Guidinga, rappresentò in Versilia per molti secoli una delle più famose e potenti fortezze. Eretta sopra una rupe rocciosa all’ingresso della valle di Seravezza le cui ricchezze minerarie erano già conosciute dagli Etruschi fu edificata in epoca imprecisata a guardia dell’antica via Romea che al tempo dei Franchi venne ribattezzata via Francigena.

Nel Medioevo fu la sede di uno dei più potenti casati longobardi della lucchesia i Visconti di Corvara (detti anche Corvaresi), i Nobili di Corvaia discesero dal capostipite Teudimundo (chiamato anche Teudimondo) del fu Sisemundo che troviamo rammentato all’interno di una pergamena datata 847, Teudimundo ebbe un figlio Fraolmo (nell’898 riceverà in al livellamento diversi beni dal Vescovo Pietro II ) a cui succederà Fraolmo II, capostipite di quasi tutti i nobili della Versilia, Fraolmo II avrà diversi figli fra i quali, Cuneando (conosciuto anche come “Cunizio”, dal quale discenderanno i nobili di Pedona, Lombrici e Montemagno) e Fraolmo III dal quale discenderanno i Nobili di Corvaia (da alcuni rami di questo ceppo discenderanno anche i Nobili di Vallecchia e Aghinolfi).
I nobili di Corvaia all’inizio delle guerre comunali nel tentativo di contrastare la politica espansionistica dei lucchesi che mirava ad assorbire tutti i piccoli comuni liberi della lucchesia si schierarono con il loro nemici, i pisani protettori degli interessi papali in lucchesia. I lucchesi capirono fin dall’inizio che senza la rocca di Corvaia, non avrebbero mai avuto il pieno controllo della Versilia, per oltre un secolo provarono a prenderla,vi riuscirono nel 1162 aiutati dai genovesi ma poi i Nobili di Corvaia ristabilirono il loro potere. L’offensiva riprese fra il 1219 e il 1226 dopo la caduta dell’Imperatore Ottone IV : i Nobili di Corvaia e Vallecchia e le loro consorterie il 9 ottobre 1219 si erano radunati a Vallecchia per rinsaldare i loro legami, ma soprattutto per riorganizzare le proprie schiere indebolite dalle molte guerre combattute fino allora, e riprendere con vigore la lotta per la loro indipendenza, questa volta però Lucca non assaltò direttamente la Rocca di Corvaia, ma costruì sul colle “Rutario” (qui il Re longobardo Rotari, sconfisse gli ultimi Bizantini posti a guardia di Luni) la possente fortezza di Rotaio, che utilizzò come base per le sue spedizioni contro i castelli versiliesi e dopo una serie di continue guerre, che indebolirono molto i Nobili di Corvaia, alla morte di Federico II (1250) i lucchesi diedero l’affondo decisivo, nel 1254 sotto il comando del Podestà Prendilaparte, le truppe lucchesi espugnarono definitivamente la Rocca di Corvaia, ottenendo dopo circa un secolo e mezzo di lotte il pieno controllo dell’intera Versilia.

I lucchesi riuscirono a tenere la rocca (eccetto brevi periodi) fino al 1437, poi per un debito non saldato furono costretti a lasciarla come contropartita ai genovesi, sperando un giorno di riscattarla, nel 1484 Genova entrò in guerra con Firenze e i fiorentini comandati da Lorenzo dei Medici assaltarono e presero le “Terre” genovesi della Versilia, ponendo fine alle speranze lucchesi di riscattarle.

La rocca di Corvaia subì l’ultimo assedio della sua storia, i fiorentini riuscirono ad espugnarla e con loro iniziò il suo declino. Firenze mantenne la sua giurisdizione su quelle “Terre” fino all’Unità d’Italia e la rocca perduta la sua importanza strategica venne abbandonata, oggi della rocca restano poche tracce, sono sempre visibili solo alcuni tratti delle mura di cinta immersi in un oliveto.