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Porto Venere

Là fuoresce il tritone
Dai flutti che lambiscono
 Le soglie d’un cristianoTempio.
Ed ogni ora prossima
È antica. Ogni dubbiezza
Si conduce per mano
Come una fanciulletta amica.

Là non è che si guardi
O stia di sé in ascolto.
Quivi sei alle origini
Decidere è stolto:
ripartirai più tardi per assumere un volto.

                                                                                                                        Eugenio Montale

La villa romana del Varignano

La posizione geografica particolarmente favorevole, in fondo dell’insenatura del Varignano Vecchio, con acque correnti, facilmente raggiungibile per via terrestre e marittima e con un piccolo approdo all’interno della darsena, è sicuramente uno degli elementi che ha influito sulla continuità insediativa del sito, già utilizzato nella seconda metà del II secolo a.c. Gli scavi hanno riportato alla luce sette ambienti dei quali uno porticato riferibili ad un edificio residenziale che si qualifica, per le tipologie ornamentali dei pavimenti e della decorazione parietale, di alto livello architettonico.

Eccezionalmente conservati sono i pavimenti, realizzati in cocciopesto con un diversificato campionario decorativo a creare motivi geometrici a losanghe, a meandro a maglia ortogonale e con rosone di rombi. A questi pavimenti si associano decorazioni parietali riconducibili al “I° stile pompeiano”, con intonaci dipinti a rilievo e stucchi a imitazione di partiture architettoniche e marmi policromi. Nel quartiere abitativo, direttamente prospiciente l’insenatura marina, soggiornava il dominus; quest’ala della dimora è nettamente separata da quella del vilicus, il fattore,incaricato, sotto diretto controllo del padrone, della conduzione dell’azienda agricola. Spazi e percorsi domestici sono definiti in base alla scelta dei materiali. Così mosaici policromi e raffinati battuti in cocciopesto rubricato pavimentano i grandi atri compluvi, le stanze del dominus, i luoghi destinati al riposo diurno e notturno, le sale di rappresentanza e di soggiorno che catturano mediante porticati e scenografiche aperture, secondo una tradizione del costruire tipica romana, la natura circostante. L’ala destinata al vilicus e alla sua famiglia è un corpo chiuso attorno ad un cortile porticato ed è a diretto contatto con il quartiere produttivo, non interferendo con la privacy e l’intimità di quello padronale.

Perfettamente strutturato secondo la precettistica catoniana il quartiere dei torchi oleari, la pars fructuaria della villa, di questo sono bene conservati e perfettamente leggibili i locali dedicati alla spremitura, decantazione e conservazione dell’olio, mentre nulla si può dire del tipo di macina utilizzata se riconducibile al trapetus catoniano o alla mola olearia, sicuramente sistemata nell’ampio vano sottostante il torcularium.

Per informazioni e visite telefonare al 0187/790307(è attiva segreteria telefonica puntuale nel richiamare).  




                           parco


Nelle acque antistanti Porto Venere si trova l’Arcipelago con le tre isole, Palmaria, Tino e Tinetto, le quali sicuramente rappresentano il cuore pulsante del
Parco Naturale Regionale di Porto Venere.

Il Tino, dove si trovano interessanti vestigia risalenti all’XI secolo e la chiesa dedicata al culto di san Venerio, è Zona Militare e su di essa l’accesso è consentito soltanto in occasione delle festività in onore del santo (13 settembre). Vi si trovano i ruderi dell’antica Abbazia dedicata
al santo, edificata nell’XI sec., quale trasformazione della cappella costruita nel VII secolo nel luogo dove fu ritrovato il corpo di Venerio, nato alla Palmaria e morto in ermitaggio al Tino.

L’isolotto del Tinetto, spoglio di vegetazione, conserva antiche testimonianze della presenza di comunità religiose in questo comprensorio, costituite dalla presenza dei ruderi di due distinti organismi: nella parte occidentale dell’Isola c’era un piccolo oratorio del sec. VI con abside orientata, a levante dal quale sorgeva un edificio più complesso. Quest’ultimo, con chiesa a due navate e celle per i monaci, presenta differenti fasi costruttive che si sono succedute fino all’XI sec., quando venne distrutto ad opera dei saraceni. Si ritiene inoltre interessante segnalare la presenza sull’isolotto di un rettile endemico, il pordacis muralis tinettoi, una specie di lucertola rarissima.