collina_della_torrettaNel territorio di Porcari si trova l'area dell' antico alveo del lago di Sesto caratterizzato dalla presenza di numerosi insediamenti che dall'età del bronzo, per poi passare agli etruschi e romani, si sono sovrapposti, lasciando numerose vestigia, che hanno permesso di dare vita al progetto "Parco delle Cento fattorie romane", purtroppo non ancora valorizzato.  In particolare nella zona denominata Fossa Nera, sono stati individuati insediamenti del bronzo e villaggi etruschi e romani. Attualmente sono visibili resti di strutture romane. Purtroppo l'area è in stato di degrado e potrebbe rappresentare un elemento di valorizzazione fondamentale per la crescita dell'indotto turistico e culturale di tutta la piana lucchese.

Il primo documento reperito fino ad oggi su Porcari è datato 30 Aprile 780: tre nobili longobardi (Gumberto, Ildiberto e Gumbardo) che fondarono l'abbazia di S. Sabino presso Calci, lasciarono alla chiesa, pro remoedio animae, la loro curtem ad Porcari.

I Longobardi (letteralmente il loro nome significa lunghe lance), scesi in Italia intorno al 570 agli ordini di Alboino, s'impadronirono ben presto delle principali città.


E' verosimile che Alboino giudicasse strategica la posizione del territorio porcarese, posto sulla Via Francigena (la strada che collegava l'alta Europa con Roma), sull'antica Via Cassia e sulle sponde del lago più grande della Toscana (lago di Sesto), che rappresentava la via più facile di comunicazione fra le città di Firenze, Pisa e Lucca. Ed ' altrettanto verosimile che lasciasse nella sua discesa verso sud per salvaguardarsi le spalle, i suoi luogotenenti più meritevoli e le loro famiglie, perchè l' formassero una stabile consorteria alleata e grata.

Tanto più che il colle di Porcari, che sovrastava la valle delle Sei Miglia, consentiva un punto di avvistamento notevole e, come tale, offriva ottime possibilità difensive in caso di attacco. Quindi i Longobardi occuparono il territorio e ne divennero signori, tanto da disporre di questi possedimenti a loro piacimento come testimonia il lascito dianzi rammentato. I Longobardi erano giudicati i più barbari fra i popoli perchè meno di tutti erano stati influenzati dalla civiltà romana, da cui erano sempre vissuti lontano, ma fecero presto a integrarsi con le popolazioni oggetto di conquista, tanto da contribuire tra la fine del VII secolo e la prima metà dell'VIII al risveglio economico, artistico e sociale del regno. Acquisirono il modo di vivere di questi popoli e ne abbracciarono perfino la religione, come dimostra il gesto dei tre fratelli pisani. Porcari, all'epoca della conquista longobarda era già conosciuto con questo nome. Altri documenti intorno all'anno 1000, ci descrivono Porcari formato da un borgo e da un castello posto strategicamente sulla Via Francigena, dalla quale si dipartiva la Via Lombarda che andava oltre Segromigno (Gromigno). All'altezza di Rughi, la vecchia Cassia puntava, attraverso Montecatini, su Pistoia. Dalla Via Francigena si staccava inoltre la strada che conduceva a Vivinaria (Montecarlo).

In quegli anni anche il borgo fu incastellato. Troviamo due chiese dedicate a Sant'Angelo e a Santa Maria, mentre forse nei pressi dell'attuale chiesa, vi era quella dedicata a San Giusto. L'originario castello posto sul monte San Giusto, era imponente ed ospitava una cappella dedicata a Sant'Andrea. Intorno al borgo, fuori delle mura, vi erano almeno 89 case rustiche ed una chiesa dedicata a San Giovanni. Inoltre nel territorio di giurisdizione di Porcari (Badia Pozzeveri, Gragnano, San Martino, San Gennaro, Petrognano e Tofori) vi erano altre case rustiche. A Badia Pozzeveri, una chiesa dedicata a Santo Stefano ed un grande monastero dedicato a San Pietro, dove ebbero privilegi di sepoltura (concessi dal Papa Innocenzo II nel 1147) il nobile Paganello di Porcari e sua moglie Agnese per la loro devozione e le loro donazioni alla chiesa. Il castello di Porcari, costruito "a petre et a calcina et a rena" come risulta da un documento del 1044 riportato nel libro di Mario Seghieri, era una costruzione curata che offriva un rifugio sicuro, per gli abitanti dei Mansi e dei casali circostanti. Una roccaforte inespugnabile, circondata da carbonarie, appetita dallo stesso Margravio della Tuscia, marito di Beatrice di Lorena e padre di Matilde di Canossa, che acquisì una quota di proprietà di quel castello mantenuta per molti anni. Costituì un ultimo baluardo in difesa della città di Lucca e fu al centro di importanti battaglie. Basti ricordare la più famosa, quella dell'Altopascio del 1325, che vide la vittoria di Castruccio Castracani contro le truppe di Ramon de Cardona generale spagnolo agli ordini della repubblica fiorentina. Quella battaglia, in effetti, avvenne su territorio porcarese dopo la capitolazione di Altopascio e sarebbe dovuta passare alla storia come battaglia di Porcari. Aveva scritto un anonimo pistoiese che forse assistette a quella battaglia, a proposito delle caratteristiche del castello di Porcari: era sì forte che per battaglia nol poteano avere.

Troviamo tracce di questo castello fino al secolo XVII. Oggi rimane qualche brandello di muro in alto sulla collina.
Tratto dall'opuscolo "In viaggio...Porcari" ed. Sviluppo 2000