Forum di discussione di Città Infinite


Welcome, Guest
Username: Password: Remember me
  • Page:
  • 1

TOPIC: LA SFIDA DELLE CITTA’ INTELLIGENTI: PIANIFICAZIONE STRATEGICA E PROGRAMMAZIONE COMUNITARIA 2014 -

LA SFIDA DELLE CITTA’ INTELLIGENTI: PIANIFICAZIONE STRATEGICA E PROGRAMMAZIONE COMUNITARIA 2014 - 9 years 10 months ago #187


LA SFIDA DELLE CITTA’ INTELLIGENTI: PIANIFICAZIONE STRATEGICA E PROGRAMMAZIONE COMUNITARIA 2014 - 2020


Giornata informativa sulle best practices connesse alla gestione di una Smart City
La Brilla, 30 aprile 2014

Intervento di Giorgio Pagano
Segretario Generale della Rete delle Città Strategiche


In Italia, come in tutto il mondo, si parla tanto di “smart cities”, di “città intelligenti”. Un passaggio di “definizione condivisa” del concetto in realtà non è ancora stato fatto. Proviamo, allora, a fare qualche passo in questa direzione.
Che cosa vuol dire “smart”? Vuol dire meno traffico, meno inquinamento, energia pulita, niente file e tante altre bellissime cose. Quindi la “smart city” è la città che dà risposte ad alcuni bisogni della comunità locale, risposte migliori rispetto alle attuali, nel senso di rendere le città più eque, più giuste, più accessibili ai cittadini, più capaci di far acquisire ai cittadini determinati servizi con il minor consumo di tempo e la minore impronta ecologica.
La “smart city” si distingue dalla sorella più strettamente tecnologica, la “città digitale”, espressione che sottolinea il ruolo delle tecnologie informatiche. Tuttavia la “città digitale” è essenziale per la realizzazione della “smart city”. Insomma, come scrive il direttore del centro Nexa, il professor Juan Carlos De Martin, “una città digitale non è necessariamente smart, mentre una città smart è necessariamente digitale”.
La “smart city”, attraverso il digitale, promette di risolvere, o attenuare, tanti problemi delle città contemporanee. Su due piani: un piano nascosto e uno palese, visibile ai cittadini. Il piano nascosto, spiega De Martin, “è quello formato da un’informatica diffusa per le città, soprattutto sensori che nascosti sotto l’asfalto o inseriti nei pali della luce, misurano lo stato del traffico, l’inquinamento istantaneo, il livello di rumore, il grado di riempimento dei bidoni dell’immondizia”. Informazioni che possono venir raccolte e elaborate per migliorare molti servizi e anche per sostenere con dati oggettivi le decisioni delle amministrazioni.
Il piano palese “è quello dei servizi e delle informazioni che fluiscono tra i cittadini e i soggetti pubblici e privati”. Sono informazioni offerte via rete, sugli orari degli uffici come dei negozi, e così via; sono meccanismi per segnalare problemi o bisogni alle amministrazioni; sono cultura offerta via internet, dal contenuto degli archivi a quello delle biblioteche fino agli eventi artistici e culturali.
Si tratta di una scommessa fondamentale innanzitutto per la pubblica amministrazione. Portarla in rete significa abolire la carta nelle operazioni con lo Stato e gli enti locali, cancellare le code, superare inefficienze, generare risparmi. E’ un sogno che si potrà realizzare soltanto quando tutti gli italiani, nessuno escluso, avranno la possibilità di collegarsi alla rete. Ciò che oggi avviene solo in parte: più al Nord che al Sud, più in città che in campagna. E poi pesano le differenze tra i nativi digitali e i loro genitori o nonni. Occorre superare questi problemi e passare dal “digital divide” al “digital united”. Da tempo i Governi si propongono di dotare l’Italia di un’Agenda digitale: il suo primo obbiettivo è la banda larga di base per tutti, il secondo obbiettivo è quella ultraveloce almeno per il 50% della popolazione. L’Agenda dovrebbe inoltre promuovere corsi di alfabetizzazione digitale, perché sono ancora tante le persone ad aver bisogno di una guida per sbrigare anche le faccende più semplici con gli strumenti che il web mette a disposizione. In realtà i ritardi nell’Agenda digitale sono enormi. E’ un problema più generale: in questi anni i passi in avanti nella pubblica amministrazione sono stati insufficienti perché è stata fatta troppa retorica, non c’è stata una “visione” politica e culturale e non sono state individuate le priorità. Tra cui le infrastrutture digitali, decisive per il superamento dello “spread digitale”. Costa, ma ne vale la pena: altrettanto che per autostrade e ponti, o forse di più, almeno per certe autostrade e certi ponti, meno importanti delle autostrade dell’informazione e dei ponti della conoscenza tra i cittadini italiani e il mondo.
La questione riguarda il Governo nazionale ma anche le città, i territori. Qui entra in gioco la pianificazione strategica. ReCS è l’associazione nazionale delle città, di grandi, medie e piccole dimensioni, sparse su tutto il territorio nazionale, che adottano la pianificazione strategica, cioè la programmazione integrata, coordinata, partecipata, come strumento di governo del territorio. Le città hanno bisogno di Piani strategici, “visioni condivise”, piani di cornice per i piani urbanistici, ambientali, sociali, formativi. Ma oggi, dentro i Piani strategici, serve anche il “Piano regolatore dell’innovazione e della connettività”, serve l’”Agenda digitale locale”, strumenti integrati con tutti gli altri piani, urbanistici e ambientali in primo luogo. Perché solo così si diventa “città intelligenti”.
La pianificazione strategica, quindi, c’entra: perché per diventare “smart city” c’è bisogno di “smart planning”, di pianificazione intelligente. Una “smart city” non è solo una città che aggiunge tecnologia ed efficienza al suo organismo tradizionale, ma è una città che innova profondamente le sue dinamiche di sviluppo nel segno della sostenibilità sociale e ambientale, che rivede il suo modello insediativo (ecco il nesso con i piani urbanistici e ambientali), che genera “smart people” investendo nel capitale umano, nei processi di partecipazione, nell’istruzione, nella cultura, nelle infrastrutture per le nuove comunicazioni… Quest’ultimo è un punto molto importante: la logica “smart” deve coinvolgere i cittadini e renderli protagonisti del processo, deve far nascere dal basso idee e proposte, altrimenti la “smart city”, senza partecipazione e consenso, non si realizza.
La “smart city”, dunque, deve essere capace di innovare la pianificazione, la progettazione, il governo del territorio. Nel segno della sostenibilità sociale e ambientale e nel segno della partecipazione e della cooperazione. Lavorare alla smart city è un’occasione per ripensare il modello di sviluppo e un’occasione per ripensare il modo di governare, per cooperare tra soggetti non automaticamente portati a cooperare: istituzioni, cittadini, imprese, università, enti di ricerca…
La programmazione della “smart city” è quindi prima di tutto una programmazione strategica, integrata e partecipata. Questo è il punto centrale, ed è il punto che ci chiede con forza e sempre più esplicitamente l’Europa: una programmazione di area vasta e multilivello (coerente cioè tra tutti i livelli territoriali: comunale, regionale, nazionale ed europeo). Una programmazione che realizzi quel “raccordo del territorio” che chi fa pianificazione strategica in Italia e in Europa da anni persegue, ma che solo con il trattato di Lisbona è entrato ufficialmente tra gli obbiettivi strategici della politica di “coesione territoriale” dell’Unione europea.
La programmazione comunitaria 2014 - 2020 finanzierà, non a caso, grandi progetti, presentati da reti di città e alleanze di città come nuovi soggetti programmatori. La progettualità tipica della “smart city” rientra tutta negli obbiettivi e nei programmi europei. Poi ci sono le Regioni, che hanno un ruolo molto importante nella gestione dei programmi dei principali fondi comunitari. La Regione Toscana ha già elaborato una proposta di “Struttura e Articolazione del Programma Operativo Regionale Crescita e Occupazione FESR Toscana 2014 - 2020” (7 aprile 2014), i cui assi prioritari sono cinque: rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l’innovazione; migliorare l’accesso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, nonché l’impegno e la qualità delle medesime; promuovere la competitività delle PMI; sostenere la transizione verso un’economia a bassa emissione di carbonio in tutti i settori (con interventi per l’efficientamento energetico, per la produzione mediante impiego da fonti rinnovabili a fini di autoconsumo, e per la mobilità urbana sostenibile); infine c’è l’asse urbano, espressamente incentrato sulla logica della “smart city”. La progettualità tipica della “smart city” è dunque quella richiesta anche dalla programmazione regionale.
E’ chiaro che in questo contesto la “smartness” urbana, per concorrere con chances di successo ai fondi, non può più applicarsi a modalità tradizionali di governo, di progettazione e di gestione delle città, ma deve adottare una pianificazione strategica condivisa dello sviluppo sostenibile, incentrata sull’implementazione della qualità della vita dei cittadini, della qualità dei servizi e degli spazi pubblici, su modelli e stili di vita innovativi. Lo “smart planning” è davvero decisivo.
The administrator has disabled public write access.
  • Page:
  • 1

Replies in Topic: LA SFIDA DELLE CITTA’ INTELLIGENTI: PIANIFICAZIONE STRATEGICA E PROGRAMMAZIONE COMUNITARIA 2014 -

LA SFIDA DELLE CITTA’ INTELLIGENTI: PIANIFICAZIONE STRATEGICA E PROGRAMMAZIONE COMUNITARIA 2014 - città infinite 9 years 10 months ago
Time to create page: 0.288 seconds